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Vaso con margherite e anemoni Van Gogh -
Vincent Willem van Gogh (Groot Zundert, 30 marzo 1853 Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato un pittore olandese.
Tanto geniale quanto incompreso, dipinse una grande quantità di quadri divenuti famosi solo dopo la sua morte suicida. Celebri i suoi paesaggi, gli autoritratti e i fiori (in special modo i girasoli che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo). Un museo a lui dedicato, il Van Gogh Museum, si trova ad Amsterdam.
BIOGRAFIA
Van Gogh nasce a Groot-Zundert, un villaggio olandese, da Anna Cornelia e da Theodorus van Gogh, pastore protestante. É il primo di sei fratelli. Vincent ha un' infanzia turbata anche a causa dell'apprensione dei genitori. La sua vita è un cammino di insuccessi esistenziali e sociali. Nel 1857 nasce il fratello Theodorus, chiamato Theo, che avrà una grande importanza nella sua vita.
IN GIRO PER L'EUROPA
Dal 1861 al 1868 frequenta la scuola del paese. Poi lo troviamo in un collegio di Zevenvergen dove impara il francese, l'inglese e il tedesco. Qui apprende l'arte del disegno. Nel 1869 inizia a lavorare in una bottega d'arte all'Aja, fondata da suo zio Vincent. Passa il tempo libero leggendo molto e visitando musei. Inizia una corrispondenza con il fratello Theo (lettere che molto serviranno a una ricostruzione della sua vicenda umana) e trascorre le vacanze dai genitori al paese natale. Gli anni seguenti segnano per Van Gogh dei continui spostamenti da una filiale all'altra della bottega d'arte dello zio: Questi trasferimenti lo porteranno a Bruxelles, a Londra e a Parigi. Una sua opera di questo periodo è Esterno di un caffè di notte.
PREDICATORE FRA I MINATORI
Nel 1876 si licenzia definitivamente e parte per un paese vicino a Londra: Ramsgate. Qui lavora come insegnante supplente ricevendo in cambio solo vitto e alloggio. Diviene anche aiuto predicatore e tiene un primo sermone. Vorrebbe dedicare la sua vita alla religione ma i suoi genitori, durante una visita, restano colpiti dalle condizioni precarie del figlio e non vogliono che riparta per Londra.
Lo zio Vincent gli trova così un altro lavoro come commesso in una libreria di Dordrecht. Vive da solo e frequenta la chiesa locale traducendo passi della Bibbia. Convince il padre a lasciarlo frequentare una scuola per predicatore ma, non essendo ritenuto idoneo all'insegnamento, deve interrompere gli studi diventati per lui troppo pesanti.
Nonostante tutto, nel 1879, lavora come predicatore laico nelle miniere di carbone a Wasmes, nel Borinage, dove realizza i primi schizzi raffiguranti minatori all'opera. Vive in estrema povertà ed è turbato dalle condizioni in cui si trovano i minatori, che aiuta come può. Questo però infastidisce i suoi superiori che lo licenziano, ritenendolo ancora una volta inadatto e privo di talento.
Van Gogh prosegue la sua vocazione senza ricevere compenso. Vive in grandi ristrettezze ma continua a leggere molto e a disegnare. In questo periodo avranno inizio i suoi improvvisi ed incontrollabili scoppi di collera, sia aggressiva che autodistruttiva, destinati a peggiorare gradatamente con il corso degli anni.
Il fratello Theo lo critica per come conduce la sua vita e Vincent interrompe i rapporti con lui per poi riprenderli un anno dopo.
AUTOLESIONISTA PER AMORE
Theo lo aiuta tuttavia finanziariamente e lo incita a proseguire nella pittura. Vincent va quindi a Bruxelles e frequenta la scuola d'arte, dove fa conoscenza con diversi pittori diventando, nel 1880, amico del pittore olandese Anton van Rappard. In questo periodo realizza copie di opere di Jean-François Millet.
Nel 1881 si innamora della cugina Cornelia, detta Kee, vedova da poco tempo e con un figlio, senza però esserne corrisposto. Ad una sua richiesta di matrimonio lei lo respinge non ricevendolo in casa. Disperato, Van Gogh si brucia la mano sinistra con la fiamma di una lampada, cercando di dimostrare l'intensità del suo amore. Rifiuta un aiuto economico dai genitori e riparte per l'Aja dove prende lezioni dal pittore Anton Mauve, cognato della madre. Anche con lui però i rapporti si deteriorano, perché Vincent non vuole come modelli calchi di gesso.
RITORNO A CASA
In questo periodo, Vincent conosce una prostituta e lavandaia alcolizzata, Sien Hoornik (che sarà anche sua modella) e va a vivere con lei e col figlio, cercando di redimerne le sorti. La sua salute inizia a creargli qualche problema. Infatti in questo periodo si ammala di gonorrea. Il loro rapporto è segnato, come sempre sarà, dalle sue intemperanze emotive. Di questa prima passione ci rimane il bellissimo disegno: "Sorrow".
Suo zio gli fa una ordinazione per venti disegni di paesaggi: questo sarà il suo unico lavoro su ordinazione. Inizia a dipingere con i colori ad olio paesaggi e ritratti di popolani e il fratello Theo, che era a Parigi, gli paga il materiale. Vorrebbe sposare Sien ma la famiglia lo dissuade e Vincent prende la dolorosa decisione di lasciarla dopo un anno di convivenza.
Dal 1883 al 1885 vive con i genitori nel paese di Nuenen e nell'arco di questi anni dipinge duecento quadri. Cura amorevolmente la madre che si rompe una gamba e prende lezioni di musica e canto perché pensa che ci sia un legame fra colore e musica. Allestisce un atelier in uno stabile accanto alla casa parrocchiale del padre che muore per un colpo apoplettico il 26 marzo 1885. Dipinge I mangiatori di patate.
PARIGI E I PITTORI DEL PETIT BOULEVARD
L'anno successivo Van Gogh si ammala gravemente per denutrizione e a causa del forte tabagismo. Nel frattempo continua a prendere lezioni di pittura e a leggere. Un rigattiere gli acquista una serie di dipinti ma ne vende solo uno per pochi centesimi, bruciando gli altri.
A Parigi fa amicizia con Paul Gauguin, con il quale (1887) costituisce, insieme a Henri de Toulouse-Lautrec e ad Emile Bernard, il gruppo cosiddetto dei Pittori del Petit-Boulevard, per distinguersi da quello dei Pittori del Grand-Boulevard (Claude Monet, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Edgar Degas, Georges-Pierre Seurat) che esponevano nella galleria di Theo.
I COLORI DI ARLES
L'anno successivo lascia Parigi trasferendosi ad Arles. Qui trova una casa e decide di dipingerne la facciata di giallo, per celebrare una ritrovata solarità. Qui sarà raggiunto da Gauguin. Nella città francese dipinge, fra gli altri, alcuni dei suoi principali capolavori caratterizzati da colori carichi di vitalità fra cui il celeberrimo Sunflowers (i girasoli), il Ponte di Langlois ad Arles con lavandaie, Esterno di caffè in place du Forum ad Arles e la Casa gialla.
È durante la permanenza ad Arles che avviene uno degli episodi più controversi e drammatici della vita di Van Gogh. La notte del 23 dicembre il pittore, dopo un'aggressione ai danni di Gauguin (che fugge spaventato), si punisce tagliandosi la parte inferiore dell'orecchio destro, la incarta e la porta in un bordello per farne regalo ad una prostituta alla quale si era affezionato.
In seguito a questo episodio di autolesionismo, Vincent viene ricoverato in un istituto per malattie mentali con la diagnosi di schizofrenia. Tuttavia non è certa la reale patologia di cui Van Gogh soffriva. La psichiatria dell'epoca etichettava con la diagnosi di "schizofrenico" pressoché qualunque paziente psichiatrico. E' durante questa fase che Vincent dipinge il celebre Autoritratto con orecchio bendato.
Da quel momento Van Gogh soffrirà sempre più frequentemente di allucinazioni e deliri. Sarà a più riprese ricoverato, sia coattivamente che dietro sua spontanea iniziativa, in una clinica per malattie mentali nei pressi di Saint-Rémy-de-Provence. A questo periodo risalgono i dipinti Iris e Alberi di cipresso. Dopo ulteriori episodi psicotici si stabilisce, nel maggio 1890, ad Auvers-sur-Olse. Qui conosce il medico-pittore che lo ha in cura, Paul Gachet e che ritrarrà in un quadro famosissimo.
I quadri di questo periodo risentono di una profonda e lucida depressione. La sua sensibilità, lo porta a rimanere ferito per ogni sguardo e commento, che le persone sanno da sempre tributare agli eccentrici. Addirittura in una delle lettere parla della derisione e del dileggio dei bambini quando passavano davanti alla sua casa.
Nell'ultimo periodo i quadri si susseguono ad un ritmo impressionante. In questi quadri domina il giallo, il colore acceso della vita.
COLPO DI RIVOLTELLA FATALE
Il 27 luglio del 1890 si presenta alla coppia proprietaria della locanda in cui vive. Sta molto male e confessa di essersi sparato un colpo di rivoltella in un campo accanto al cimitero nei pressi di Auvers-sur-Oise mentre dipingeva la sua ultima opera. Morirà il 29 luglio e verrà sepolto il giorno dopo in quello stesso cimitero. Al funerale parteciperanno il fratello Theo, il dottor Gachet e molti amici artisti. La bara viene ricoperta di girasoli. Pochi mesi dopo, il 25 gennaio 1891, muore, ricoverato in clinica psichiatrica, anche il fratello Théo. Solo molti anni dopo la sua morte la famiglia si decise ad ammettere che Théo era affetto da sifilide, al cui decorso sono da ricollegarsi i deliri e le allucinazioni che perseguitarono gli ultimi anni di vita di Théo.
GENIALITÀ - FOLLIA
Quando si parla di Van Gogh, si parla anche della dicotomia genio-follia, indicando in quest'ultima il motore della pittura originale e unica dell'artista. Sono mille le ipotesi di malattia, tutte basate su ipotesi fatte a posteriori. Chi prende spunto dalla biografia, parla di un aggravamento della malattia venerea o addirittura di una possibile ereditarietà dal padre di sifilide, di schizofrenia, di depressione. Nei suoi quadri si vedono delle caratteristiche comuni a molti altri pazienti affetti da malattie degenerative del cervello. Con i mezzi attuali, ogni supposizione è possibile. Si può dire che la figura di Van Gogh, magra, piccola e solitaria, si staglia in realtà gigantesca e poderosa nella storia dell'arte.