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Madonna e Santi Fiorentino

Poster: Rosso F: Madonna e Santi - cm 90x60
  • Poster Rosso F Madonna e Santi - cm 90x60

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P245 120 90 370 13,00
P245M 90 60 280 8,00

Madonna e Santi Fiorentino - Rosso Fiorentino
 
Giovan Battista di Jacopo, detto il Rosso Fiorentino (Firenze, 1494 - Fontainebleau, Francia, 1540), uno dei principali esponenti del manierismo nella pittura.
 
Come il Pontormo, suo alter-ego pittorico per molti anni, fu allievo di Andrea del Sarto e fu, sotto molti punti di vista, un ribelle alle costrizioni classiciste ormai in crisi. Partendo dalle costruzioni equilibrate del suo maestro, ne forza le forme esprimendo un mondo inquieto e tormentato. Tra i primi lavori noti, collaborò agli apparati decorativi per la visita di Leone X in città nel 1515. Il 26 febbraio 1517 venne accolto nella compagnia di San Luca tra i pittori. Il Vasari lo ricorda come uno dei pittori che studiò il cartone della Battaglia di Cascina di Michelangelo (che senz'altro influenzò tutta la successiva generazioe lui compreso) ma che il Rosso rielaborò con una senso ancora più brutale di movimento, colori più innaturali e maggior distacco dalla tradizione.
 
Già nel 1521 realizzò il suo capolavoro: la Deposizione di Volterra, simile per la forma della tavola e per le misure, oltre che per il tema, a quella del Pontormo, tuttavia ne differisce profondamente per la concezione. Il Rosso ottiene il dramma per la volumetria angolosa che sfaccetta le figure, per il movimento convulso di alcuni personaggi, per i colori intensi prevalentemente rosseggianti stagliati sulla distesa uniforme del cielo. Le deformazioni dei corpi e dei volti giungono all'estrema esasperazione: il vecchio affacciato dall'alto sulla croce ha il viso contratto come una maschera. La disposizione asimmetrica delle scale genera un moto violento, accentuato dall'incertezza degli appoggi degli uomini che calano il corpo di Cristo, mentre la luce incide da destra con forza, creando aspri urti chiaroscurali.
 
Con Rosso Fiorentino si arriva al superamento del manierismo inteso come "capriccio", rispetto all'"eroico" classicismo, arrivando a parlare di blasfemia o iconoclastia pittorica quando dipinge scene sacre come la Madonna con bambino alla Galleria Borghese, in uno spazio indefinito nel quale si dipanano le figure, o ancora più evidente nella Vergine con Sant'Anna di Los Angeles, dove i colori si rarefanno, le il disegno arriva a dei picchi di espressionismo che rasentano la caricatura, come nel profilo di Sant'Anna e nelle braccia scheletriche che fanno pensare all'arte tedesca del Novecento per l'irriverenza e la comicità implicita. La sua è una forma di protesta verso l'idealizzazione canonica della figura umana del Rinascimento, di rottura, forse inconscia, verso un'arte più bizzarra, che non teme di essere a volte crudele e deformante.
 
Nel 1518 dipinse la Pala Ognissanti e nel 1522 la Pala di Santo Spirito, entrambe agli Uffizi, come pure le Figlie di Jetro del 1523 (o forse più tarda). Dal 1523 al 1527 fu a Roma alla corte pontificia di Clemente VII (Medici) che lasciò per rifugiarsi dal Sacco di Roma. In questa fase affrescò il Peccato Originale (1524) in Santa Maria della Pace, con evidenti influenze di Raffaello. In seguito scappò verso nord, prima a Perugia, poi a San Sepolcro e a Arezzo. Per Città di Castello eseguì tra il 1528 e il 1530 la Gloria di Cristo, poi si sposta a Venezia e da lì in Francia, che arrgiunse nel 1531.
 
Accolto da Francesco I di Francia, decorò con altri pittori italiani, come Francesco Primaticcio, nella reggia di Fontainebleau il Padiglione di Pomona, tra il 1532 e il 1535, e la cosiddetta Galleria di Francesco I, tra il 1534 e il 1537, con stucchi, pitture e un complesso sistema di simboli e allusioni trionfalistiche, la prima opera del genere in Francia. Nel paese straniero le sue ricerche sul colore, sul movimento, la sua originalità atutti i costi si stemperano attenuandosi in una maniera più snella e elegante.
 
Il re gli diede lo status di canonico della Sainte Chapelle e lo creò pittore di corte per il resto della sua vita. Lui e il Primaticcio sono considerati i fondatori della prima scuola di Fontainebleau. Il Vasari riporta che morì suicida, ma si tratta di una leggenda che non ha riscontro nelle fonti francesi.
 

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