Poster: Raffaello: Putti - cm 70x50
Raffaello Sanzio (Urbino, 27 o 28 marzo 1483 - Roma, 6 aprile 1520) è stato un celebre pittore ed architetto italiano.
Rimasto orfano a soli undici anni, Raffaello venne affidato allo zio Bartolomeo, sacerdote. A quell'epoca aveva già mostrato il suo talento dal momento che Giorgio Vasari, suo contemporaneo, racconta che da bambino era stato "di grande aiuto al padre nelle numerose opere che Giovanni eseguiva nello stato di Urbino".
Purtroppo non si sa nulla di preciso su come Raffaello lo abbia aiutato nell'attività di pittore e, mancando qualsiasi documentazione su questa parte di vita, resta sconosciuta la fase della sua formazione.
Evidente, però, è che ad Urbino entrò in contatto con le opere di autori del calibro di Paolo Uccello, Luca Signorelli e Melozzo da Forlì.
L'influenza più evidente sulle sue prime opere è quella di Pietro Vannucci, il Perugino, uno dei più grandi pittori dell'epoca che lavorò soprattutto a Perugia ed a Firenze.
Secondo Vasari, notizia non provata da documenti, Raffaello cominciò l'apprendistato presso il Perugino molto giovane, il padre lo accompagnava ad Urbino presso lo studio del pittore.
Più probabilmente i rapporti tra il Perugino e Raffaello sono iniziati solo quando Raffaello era già un artista affermato.
La prima opera documentata di Raffaello fu una pala d'altare per la chiesa di San Nicola da Tolentino a Città di Castello, città a metà strada tra Perugia ed Urbino.
La pala venne commissionata nel 1500 e terminata nel 1501 (fu poi gravemente danneggiata durante un terremoto nel 1789 ed oggi ne rimangono solo alcuni frammenti).
Negli anni seguenti Raffaello dipinse altre opere per le chiese di Città di Castello, (come lo Sposalizio della Vergine, oggi a Brera) e di Perugia, comprese diverse grandi pale d'altare, nonché dipinti di dimensioni più piccole per privati.
Nel 1504 si trasferì a Firenze, allora retta dal gonfaloniere Pier Soderini per imparare le lezioni di due grandi pittori: Leonardo da Vinci e Michelangelo. Pur trascorrendo in questa città gran parte dei quattro anni successivi (il cosiddetto "periodo fiorentino"), Raffaello probabilmente non vi dimorò in modo continuo, ma seguitò a viaggiare ed a lavorare in vari luoghi d'Italia (Perugia, Urbino e forse anche Roma).
A Firenze Raffaello fece amicizia con i pittori locali, soprattutto Fra Bartolomeo, questi fu uno degli artisti la cui influenza spinse Raffaello ad abbandonare lo stile esile ed aggraziato del Perugino per forme più grandiose e poderose. "La Madonna del cardellino" è considerata una delle opere più rappresentative di questo periodo.
Verso la fine del 1508 Raffaello si trasferì a Roma e venne subito preso a servizio da papa Giulio II che gli commissionò una serie di decorazioni di alcune sue stanze a Palazzo Vaticano. "La Scuola di Atene" della Stanza della Segnatura sarebbe uno dei suoi capolavori.
La commissione di Giulio II segnò la svolta nella carriera del pittore.
All'epoca aveva solo venticinque anni ed era un artista in formazione. Non aveva ancora ricevuto incarichi di tale importanza e prestigio.
Raffaello seppe cogliere l'occasione nel modo migliore e da allora, pur lavorando anche per altri mecenati, rimase prevalentemente al servizio di Giulio II e del suo successore Leone X, per i quali seguì una serie di progetti che ne fecero il più ricercato artista di Roma.
Nel 1514 fu nominato architetto della basilica di San Pietro (che Giulio II stava facendo costruire). Incarico affidatogli alla morte del Bramante, che ne aveva iniziato la costruzione nel 1506.
I progetti di Raffaello per San Pietro vennero modificati dopo la sua morte, ma egli costruì altri edifici: Palazzo Branconio dell'Aquila in Borgo e la chiesa di S. Eligio degli Orefici vicino via Giulia sono fra i più importanti. Per un breve periodo fu l'architetto più importante di Roma, oltre che il primo pittore.
L'anno successivo Leone X gli affidò l'incarico della conservazione e della registrazione dei marmi antichi.
Raffaello morì il 6 aprile 1520
Il ritratto fu il genere preferito da Raffaello, soprattutto durante il periodo fiorentino. Dopo il trasferimento a Roma dedicò quasi tutto il suo tempo ai grandi progetti vaticani.
Del periodo romano ricordiamo i ritratti dei papi per cui lavorò, Giulio II e Leone X e del letterato Baldassarre Castiglione.
Oltre questi ultimi, Raffaello non ritrasse molti personaggi celebri: i modelli erano per lo più persone della sua cerchia di amici, molte delle quali sconosciute. Nei ritratti, Raffaello sintetizza tutti i caratteri del Rinascimento, unendo brillantemente il realismo di artisti come Bellini e Piero della Francesca all'universalismo di Leonardo e Michelangelo.
Uno degli incarichi più importanti che Raffaello ricevette dal Papa fu una serie di dieci arazzi con scene della vita di San Pietro e di San Paolo destinati alla Cappella Sistina.
I cartoni realizzati vennero inviati a Bruxelles per essere tessuti nella bottega di Pier van Aelst e i primi tre arazzi eseguiti arrivarono a Roma nel 1519.
È possibile che Raffaello abbia visto la serie completa installata nella Cappella Sistina prima di morire nel 1520, mentre la vide certamente Leone X che morì l'anno seguente.
Gli arazzi furono danneggiati poco prima del Sacco di Roma, durante una rivolta delle truppe filo-imperiali legate alla famiglia Colonna, e sono esposti di norma nella Pinacoteca vaticana anche se, allo stato attuale, sono sottoposti a pazienti e impegnativi restauri che si protrarranno negli anni a venire. I sette cartoni si sono conservati e sono stati prestati dalla collezione privata della corona britannica al Victoria and Albert Museum di Londra.
Raffaello fu uno dei disegnatori più grandi e prolifici dell'epoca: di lui sopravvivono oltre 400 disegni. Molti altri sono andati perduti nel corso dei secoli.
Visse in un periodo in cui l'arte del disegno stava attraversando una fase di transizione. La punta d'argento e la penna, utilizzati ai tempi della sua gioventù, erano stati sostituiti dal gesso (di solito rosso o nero) reso popolare da Leonardo.
Raffaello era padrone di tutte le tecniche del disegno del suo tempo e fu l'ultimo grande esponente italiano della punta d'argento che continuò ad utilizzare fino al 1515 circa, quando era già stata abbandonata da gran parte degli artisti di maggiore prestigio.
Il tema più ricorrente nell'opera di Raffaello è quello della Madonna col Bambino, che del resto è anche quello più comune nell'arte italiana, ed egli seppe dipingerlo innumerevoli volte senza renderlo mai monotono.